Un allenatore social… patico

(Fonte foto: calcionews24.com)

Leggendo le notizie sportive in questi ultimi tempi, ho notato che ancora una volta Gennaro Gattuso, di professione allenatore, con incarico in Spagna al Valencia, è nuovamente in crisi con il suo club a causa di divergenze riguardo al calcio mercato. Non fa più notizia che il “Ringhio” – soprannome datogli dalla tifoseria per le sue intemperanze in campo – faccia parlare di sé.

Alla firma di ogni nuovo contratto, infatti, deve superare la delicata fase di essere accettato dalla tifoseria, per vari motivi che riguardano una situazione del passato, o dalla dirigenza cui vorrebbe imporre i propri giocatori preferiti. Ha dichiarato lui stesso che “i social possono distruggere la vita di una persona…sul web rimangono etichette che ti marchiano per tutta la vita.” In realtà questa affermazione, quindi, non si riferisce ai problemi di calcio mercato che attualmente riguardano il suo rapporto con il Valencia o in passato con la Fiorentina, ma è relativa al mancato accordo con il Tottenham dello scorso anno, quando furono i tifosi ad opporsi alla sua assunzione, fatto che ha determinato per il buon “Ringhio” l’etichetta di persona violenta, razzista e omofoba. Veniamo agli episodi contestati: anni prima in una partita di coppa internazionale Gattuso aveva avuto un diverbio con Joe Jordan, allenatore della compagine londinese, con tanto di mani al collo e rissa a fine partita. Ai tempi di Barbara Berlusconi al Milan, inoltre, fu autore di dichiarazioni negative riguardo alla presenza nel calcio delle donne esprimendo, in aggiunta, il parere personale di essere contrario ai matrimoni gay.

Sfortunatamente per “Ringhio” una comunità LGBTQ oggi compone una parte importante della tifoseria degli Spurs. Il risultato di tutto questo è che oltre manica l’immagine di Gattuso rimane e rimarrà per sempre collegata a queste frasi omofobe e a quella rissa in cui mostrò violenza contro un dirigente più anziano di lui, con gli hashtag #NoToGattuso e #GattusoOut che ancora oggi gli sono attribuiti sui social inglesi.

Purtroppo queste “macchie” sono ormai indelebili nel curriculum di Gattuso, anche se non sono scritte. La sensazione è che nessuna tifoseria passerà sopra a queste scomode etichette provenienti dal web. Dobbiamo tutti fare i conti con questa strana “dimensione” di vita virtuale che è il web, dove chiunque, seduto su una poltrona davanti ad un computer e ad una tastiera, può esprimere pareri e raccontare ciò che vuole, con fotografie, video e quant’altro per un minuto di celebrità. Non ci sarebbe niente di male se a spingere gli individui a postare fatti e pareri sul web fosse una sorta di sentimento positivo con fini etici e morali per il bene della società, purtroppo questo strumento è fuori controllo e alla portata di tutti, buoni e cattivi, giovani e vecchi, che si contendono pochi attimi di celebrità nel mondo virtuale, con la conseguenza che oltre a danneggiare la privacy nella sua forma più intima, a volte si arriva addirittura a creare maldicenze ed a danneggiare in maniera permanente quella che è la figura professionale e anche umana di persone note e importanti.

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