(Foto: Simone Inzaghi. Fonte: inter.it)
Credo che a pensarci bene non c’è un allenatore tanto vincente e contemporaneamente tanto perdente come Simone Inzaghi e questo è un dato che per la carriera del mister diventa un bivio obbligatorio. L’attuale mister dell’Inter in poco meno di 10 anni è riuscito a mettere in bacheca 2 Supercoppe italiane e una Coppa Italia (mi piace di più chiamarla così che con il nome dello sponsor di turno) oltre ad una serie di piazzamenti validi per portare la Lazio in pianta stabile tra le squadre italiane che frequentano le coppe europee con consuetudine.
Va tenuto assolutamente in conto che essere da subito allenatore della Lazio un pochino lo ha agevolato. Sicuramente sin da subito, nei campionati giovanili, Inzaghi ha di mostrato di possedere buone qualità da tecnico ed il buon approccio con la prima squadra della Lazio, dopo l’esonero di Pioli, l’attuale trainer nerazzurro ha potuto approfittare della possibilità concessagli da Lotito e, dopo la diatriba con Bielsa, la guida della Lazio è stata sua.
Certo è che cominciare una carriera alla guida della squadra biancoceleste ha dato una marcia in più alla crescita e al consolidamento del nome di Inzaghi, il potere politico del presidente laziale è ben noto e qua e là si è fatto sentire. Presumibilmente il suo peso ha influito nella finale di Coppa Italia vinta contro l’Atalanta con tante polemiche al seguito, oppure in situazioni apparentemente fuori dalle regole come non far giocare giocatori positivi al Covid nelle partite di Europa League, farli scendere in campo perché di colpo negativi in campionato la domenica, e sorprendentemente nuovamente positivi in Europa League (??), sta di fatto che con merito, fortuna e potere politico Inzaghi ha scritto ad oggi una storia in crescita.
La promettente scalata alle classifiche fatta con la Lazio gli è valsa una promozione su una panchina ancora più importante, quella dell’Inter e da 2 anni lotta stabilmente per il titolo, ma… sembra mancargli qualcosa, sembra che messo alla guida di una fuoriserie e dovendo competere per posizioni di primissima fascia, dove il potere politico delle società più o meno si equivale e dove non sempre la fortuna ti può aiutare, ecco che in quelle situazioni Inzaghi sembra perdere la capacità di condurre in porto la sua missione.
L’anno scorso abbiamo visto l’Inter regalare lo scudetto ai cugini rossoneri per mancanza di idee e forza mentale, nel momento in cui serviva, con una serie di sconfitte assurde e con una serie di giustificazioni da parte dell’allenatore che poco hanno convinto anche molti tifosi nerazzurri.
Nel campionato attualmente in corso, con una rosa di tutto rispetto, per alcuni addirittura la più completa e forte di questo torneo, si trova a 18 punti di distacco da un Napoli stratosferico e primo in classifica, che viaggia con lo scudetto sul petto con 2 mesi d’anticipo.
Contrastare un Napoli così bello e forte è davvero difficile, ma essere dietro di 18 punti mette in mostra delle lacune davvero importanti e fa nascere dei dubbi sulla maturità e la capacità di Inzaghi sull’essere o non essere allenatore da primissima fascia.
Una cosa che denoterebbe maturità da parte di Simone Inzaghi, sarebbe quella di prendersi le responsabilità su ciò che fa la squadra. Il campo, se piove, è pesante per tutti. I pali e le traverse esistono per tutti. Alla fine contano i punti e se ne perdi troppi i dubbi nascono.
Ora sta ad Inzaghi dimostrare ciò che vale, ma per come si sta mettendo questo campionato sembrerebbe essere rimandato… ancora una volta.
A giugno vedremo chi saranno i bocciati, i promossi e gli immaturi, ma raggiungere la sufficienza dopo aver sprecato un anno intero è davvero dura.