(Foto: Antonino Cannavacciulo allo Stadio Grande Torino. Fonte: Repubblica.it)
Come in molte ricette di successo, spesso non sono gli ingredienti a dettare la buona riuscita del piatto, la differenza può invece derivare dal modo in cui tutto viene assemblato, dosato e fatto convivere nello stesso contesto. Domenica allo stadio “Grande Torino” sotto la cloche da cucina c’erano gli ingredienti per preparare una ricetta… ne è uscito un pessimo piatto perché chi l’ha assemblato non è stato in grado di superare la pressione e mantenere la giusta lucidità. Troppe emozioni contrastanti tutte insieme e il “servizio è andato in merda” (definizione da cucina).
Nello stesso stadio erano messe a confronto una tifoseria che giustamente festeggia la sua squadra e in modo un po’ presuntuoso pretende che gli sia tributata la standing ovation in ogni stadio in cui gioca, sull’altra sponda una tifoseria sfiancata da anni di battaglie interne, demotivata e frustrata dalla presenza massiccia dei rivali (però cari tifosi del Toro non potete lamentarvi sui social! O allo stadio ci andate oppure è normale che il vostro feudo diventi terra di conquista), aggiungi un fallimento comune più o meno negli stessi anni, due percorsi di rinascita differenti ed un personaggio pubblico che si muove più ad istinto che con attenzione, in modo verace diciamo… e il piatto prende un retrogusto amaro.
Quando lo chef Cannavacciuolo si è palesato, tra primo e secondo tempo sulla tribuna del “Grande Torino” i moltissimi tifosi napoletani presenti gli hanno tributato un caloroso applauso, padroni com’erano della giornata.
Alcuni tifosi del Toro in curva maratona sfiniti dallo sconforto e dal senso d’impotenza che si stava manifestando su ogni fronte del confronto, fuori e dentro il campo, hanno reagito con insulti verso lo chef, il quale, in quel momento, assumeva su di sé l’immagine rappresentativa degli avversari da dissacrare. Chi è abituato a frequentare stadi sa benissimo che la cosa migliore da fare per non compattare la stupidità è quella di non prendere in considerazione certe manifestazioni e bassi istinti, perché nel momento che butti il cognac sulla padella rovente… è flambé! Cos’altro puoi aspettarti? Così è stato, una fiammata di insulti e cori contro Antonino che in modo molto verace, ma anche molto ingenuo, rispondeva alla curva del Toro che maggiormente caricava i cori e scaricava frustrazione.
Mi è dispiaciuto tanto, per tutti, per i tifosi del Napoli che avrebbero meritato più rispetto e ai quali personalmente mi sono unito nell’applaudire la loro squadra, sportivamente lo merita. Mi sono dispiaciuto per noi tifosi del Toro, che al di là del risultato in campo, abbiamo perso per primi sugli spalti. Se il tuo stadio si chiama “GRANDE TORINO” lo difendi con la presenza e non lo lasci a chi arriva… per loro c’è il settore ospiti.
Mi è dispiaciuto per lo chef, da suo collega ben più umile, mi sono calato per un attimo nei suoi panni e il successo che meritatamente lo accompagna è stato costruito su una vita passata nelle cucine, sacrificando lì molto del suo tempo. Venire insultato perché famoso dopo tanto sacrificio, fa male.
Onestamente mi sarei aspettato un altro tipo di giornata, la sportività poteva essere l’ingrediente principale e i reciproci applausi il vettore del sapore, applausi allo (e dello) chef avrebbero fatto il resto e confezionato un piatto gourmet. Invece prova sbagliata!
Su Tripadvisor scriverei “non consigliato”. Stendo un velo pietoso sui cori inneggianti al Vesuvio, li paragono ad un cameriere maleducato. Insopportabile.