Una questione di maglia e di cuore

(Fonte foto: sportbusinessmanagement.it)

Da ragazzi tutti probabilmente ricordiamo il nostro primo amore di gioventù, anche per quanto riguarda il calcio. Sbocciato magari la prima volta nella quale ci capitò di vedere i colori della squadra che poi furono quelli che carpirono il nostro cuore… da subito palpitammo per quella cromatica così particolare. Nessuno riuscì a convincerci diversamente. Ad esempio ero alle elementari ed appena mi fu fatta vedere una figurina della storica Panini con i colori di quella che divenne poi la mia squadra di calcio preferita, fu amore a prima vista. Diversi miei compagni di scuola cercarono di convincermi che era un madornale errore il mio, di cui mi sarei pentito amaramente, perché c’erano ovviamente squadre molto più forti che vincevano scudetti, coppe Europee se non mondiali. Non ci fu nulla da fare, ormai quei colori che il mio cuore scelse mi erano entrati nella pelle. Tutto questo spinse me ed altre generazioni ad entrare per la prima volta in uno stadio per una e poi infinite volte, per essere rapito ancora e ancora da quelli che per i tifosi di tutto il mondo erano e rimangono quei meravigliosi colori pieni di grande fascino e seduzione, colori che sul brillante manto verde erboso, dipingevano un quadro d’autore di infinita bellezza.

Arrivando ai giorni nostri questo incanto rischia di essere distrutto purtroppo. Già ci stanno togliendo a noi amanti del calcio di una volta, il sapore ed il gusto di andare a vedere una partita, la nostra squadra, alle mitiche ore 15 di ogni domenica pomeriggio, quando tutte le squadre di calcio scendevano in campo, ed iniziavano a giocare alla stessa ora e questa era vera sportività! Ora i risultati rischiano di essere falsati che c’è chi può attendere il risultato dell’altra squadra contendente per i propri calcoli ed i propri interessi. Senza considerare i grossi problemi e le grandi difficoltà che vengono a creare le partite che ormai si disputano ogni giorno ed orario della settimana, soprattutto a chi lavora in orari e giorni incompatibili con i propri impegni. A tal punto da fare rinunciare grosse fette di popolazione anche ad abbonarsi alla propria squadra, oppure addirittura di non potere andare allo stadio seppur abbonati. A tutto questo aggiungiamoci anche la cieca repressione per le trasferte vietate se non ai possessori della riabilitata (recentemente) e famigerata tessera del tifoso che ha in sé un mare di criticità assurde.

Inutile aggiungere a chi vanno bene queste cose che delineano ciò che viene definito con giusto dispregio, “calcio moderno”. Ovviamente i vantaggi come bene si è compreso vanno tutti o in buona parte al calcio in tv, guarda caso… Ultimamente dato che non ci sono mai limiti al peggio, i giocatori delle squadre di tutte le categorie o quasi, si presentano in campo toccando con grande dissacrazione l’elemento che ho citato nella mia introduzione, la maglia da gioco. Proprio la priorità assoluta per ogni tifoso, innamorato del calcio viene da un po’ di tempo violata letteralmente. Personalmente sono così estremo da ritenere le maglie addirittura stuprate! A tal punto che non si riesce più ad identificarle e riconoscere la propria squadra dalle altre.

Questa vergogna dovrebbe essere, secondo il mio punto di vista, un cavallo di battaglia dei tifosi, che dovrebbero fermamente opporsi a questo scempio. Le casacche da gioco devono riuscire sempre ad avere i loro storici e prestigiosi colori sociali in tutte le categorie, rimanendo ancora una bandiera, impedendo di ricoprirsi invece come in alcuni casi di ridicolo, come fosse un costume di Carnevale! Ed anche le cosidette seconde e terze maglie devono per forza richiamarsi sempre ai colori sociali senza ulteriori stravolgimenti. Figli di pseudo-stilisti che vogliono solo arricchire le casse delle società arricchendosi alle loro spalle. A parte le solite note che riuscirebbero a vendere frigoriferi anche al Polo Nord. 

Riccardo Ascioti

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