Il 27 maggio scorso avevamo incontrato, conosciuto ed intervistato il campione olimpico Antonio Tartaglia (clicca qui per ascoltare l’intervista di allora o sul player in basso), medaglia d’oro a Nagano 1998 nella disciplina Bob a 2. In quell’occasione Tartaglia riceveva il Premio Nazionale Pratola, assegnatogli per essere entrato nella Walk Of Fame del CONI.
Recentemente il Bob è tornato a far parlare di sé nella specialità a 4. Infatti a distanza di 17 anni, un quartetto azzurro composto da Patrick Baumgartner, Eric Fantazzini, Robert Gino Mircea e Lorenzo Bilotti hanno ottenuto il secondo posto nella tappa mondiale di Yanqing. Alla luce di questo risultato e della carenza di infrastrutture che per la prima volta nella storia (salvo novità dell’ultima ora) comporteranno lo svolgimento delle gare da bob fuori il territorio della nazione organizzatrice (Saint Moritz?), abbiamo raggiunto nuovamente Tartaglia per sentire il suo punto di vista.
Lo scorso 19 novembre 2023, a Yanqing in Cina, Baumgartner, Fantazzini, Mircea e Bilotti hanno riportato il BOB a 4 ad ottenere un secondo posto in una tappa mondiale. Tu che sei stato campione olimpico a Nagano 1998 nel BOB a 2, che significato ha questa notizia per il movimento bobbistico italiano?
“Certamente è una buonissima notizia. Sinceramente mi ha fatto anche emozionare perché pensa che Patrick Baumgartner, quando ero direttore tecnico dal 2010 al 2014, lui vinse le Olimpiadi giovanili ad Innsbruck nel 2012. Era comunque una promessa come guida a quel tempo. Tra i ragazzi e i giovanissimi era il più forte se non uno dei più forti. Viene da tanti anni di esperienza, aveva bisogno di tempo per crescere, anche e soprattutto fisicamente perché quando ha incominciato con noi praticamente era alto e magro, ma costruendosi nel tempo e continuando a lavorare ha raggiunto questo importante risultato. Devo dire che la squadra sta facendo un grandissimo lavoro di reclutamento di nuovi atleti. Infatti i due Fantazzini e Mircea sono nel centro sportivo Carabinieri, Bilotti in polizia e Baumgartner nelle fiamme azzurre. Praticamente la squadra sta lavorando molto bene in questi anni e finalmente è arrivato un risultato del genere, diciamo meritatissimo.”
Il paradosso di questa impresa è che questa disciplina non ha infrastrutture per essere praticata. Ci sono tante polemiche infatti sulla pista che non ci sarà per le olimpiadi Milano Cortina 2026 che comporterà, salvo novità dell’ultim’ora, a gareggiare fuori dal territorio italiano. Come ne esce l’immagine dell’Italia sportiva da questa vicenda?
“Purtroppo i problemi ci sono sempre stati. Ci sono stati con Torino dove purtroppo sono stati investiti tanti soldi e dopo pochi anni, credo cinque, la pista è tramontata e non siamo più riusciti, come Italia, a gestire la struttura. È sempre stato il nostro problema e per questo siamo stati costretti ad andare all’estero. Come atleti ci siamo sempre dovuti dar da fare per allenarci. Sicuramente non è una bella cosa, però io penso che sia un momento importante per riunirsi tutti per ragionare nel trovare le soluzioni migliori. A volte c’è la parte pratica che non viene presa molto in considerazione. Adesso anche con la sostenibilità, per un progetto importante quale quello della pista da bob, bisogna ragionare a 360°, trovando anche un sito giusto dove poterla costruire. Le problematiche nel 2023 sono tantissime. Secondo me bisogna fare una tavola rotonda e mettersi la mano sul cuore, sulla coscienza e pensare alla parte agonistica, ma non solo. Diciamo che per il movimento giovanile è fondamentale avere una pista perché dobbiamo pensare che non c’è solo il BOB, c’è lo slittino, lo skeleton e sono tutte discipline che lavorano sulla stessa pista. E sicuramente per questi tre movimenti è fondamentale a livello giovanile avere una struttura, perché un conto è portare una squadra all’estero per le gare, e un altro è portare dei ragazzini che hanno 15/16 anni di continuo all’estero a fare allenamento. Potete capire che le problematiche sono tantissime.”
Nell’intervista precedente ci avevi detto che comunque per te, abruzzese, allenarsi non era semplice. Oggi però sembra non essere cambiato nulla dal punto di vista delle infrastrutture
“Sì, purtroppo è questo che fa un po’ tristezza. Io purtroppo parlando con mia moglie in privato avevo già detto che a suo tempo che la pista da bob non si sarebbe mai realizzata. Ero felice quando ho saputo delle olimpiadi invernali italiane, però mi era sembrato sin da subito un impegno troppo impegnativo.”
Perché al tempo eri così pessimista, pur a conti fatti avendone ragione?
“Perché praticamente conosco il sito e perché il sito dov’era la vecchia pista ci ho gareggiato per tantissimi anni e poi perché sinceramente negli ultimi anni sono molto interessato alla sostenibilità e all’inquinamento. Non dico che sono un promotore di tutte queste bellissime iniziative ambientaliste, però seguo tantissimo questo mondo che mi fa pensare al futuro. Mi fa pensare a mia figlia Francesca, che ha 19 anni, che cosa farà se questo mondo continua così? La struttura va fatta perché l’Italia merita una struttura del genere, perché negli anni bene o male ci siamo imposti nonostante le numerose difficoltà, però come dicevo prima c’è da fare una vera tavola rotonda e ragionare a 360°, perché non può esserci l’egoismo di alcuni che impongono una scelta o l’altra senza considerare eventuali altri effetti. Bisogna tirare via tutti quanti i paraocchi, sedersi ad un tavolo e rendere questo progetto sostenibile a livello ambientale, poco impattante, con caratteristiche degne di una pista che viene costruita nel 2023/24. Secondo me questo è l’aspetto fondamentale, la base per poter fare una proposta impossibile da rifiutare.”
Il tennis dopo 47 anni ci ha regalato il successo in Coppa Davis e dei tennisti di alto livello come Sinner. Sappiamo che la FITP negli anni ha investito tantissimo e i risultati stanno arrivando. Forse attualmente sono in corso investimenti anche negli sport invernali che produrranno risultati in futuro. Cosa puoi dirci?
“Non perché c’ero io 13 anni fa, ma negli sport invernali si è sempre lavorato, solo che i tempi sono lunghi e diversi. A suo tempo io ho fatto il direttore tecnico nel quadriennio 2010/2014 e anche lì si pretendevano risultati dall’oggi al domani, ma poi per chi è dentro l’ambiente tutti sanno che non è possibile. Baumgartner guida da 11 anni! Di conseguenza ci sono dei tempi tecnici che negli sport invernali hanno tempi dilatati proprio perché sono discipline molto tecniche. Saper guidare un bob viene dall’esperienza che acquisisci nel tempo che, se hai delle qualità, prima o poi vengono fuori. Non è perché magari prima non si è lavorato e adesso si lavora. Ci vuole pazienza, sono discipline dove bisogna lavorare a testa bassa e continuare a farlo, come ho fatto io da atleta tantissimi anni fa. Nel senso per tanti anni chi avrebbe mai pensato che un abruzzese assieme ad un altoatesino potessero vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi. Noi abbiamo lavorato per tanti anni e alla fine i risultati sono arrivati. Negli sport invernali bisogna tener presente questo. Perché purtroppo le variabili sono tantissime, dal tracciato, al tipo di ghiaccio, bisogna lavorare tanto sui materiali, ci vogliono tanti anni di esperienza. Noi squadra Italia questa esperienza ce l’abbiamo, perché prendiamo tecnici stranieri che collaborano e lavorano con noi, è sempre stato fatto un grosso lavoro. Però bisogna cercare di capire che il programma c’è e c’è sempre stato, però i tempi sono difficili da definire, perché comunque è un lavoro molto impegnativo e con tantissime variabili. Lo scopo è proprio quello di mettere a posto queste variabili, ma è difficile dire se sarà domani o dopodomani. Il secondo posto nella tappa mondiale di Yanqing è un grandissimo e bellissimo punto di partenza della squadra di bob a cui auguro tantissimo successo in futuro perché comunque è stato il mio sport per tanti anni e ce l’ho nel cuore. Mi auguro che si torni a vincere qualcosa di importante perché il gruppo merita e veramente si è sempre lavorato tantissimo e questo lo posso dire in maniera chiara. Ci sono stato dentro per 25 anni e abbiamo sempre lavorato duro. Purtroppo i risultati arrivano magari quando meno te l’aspetti, però se non si molla e si continua a lavorare sui particolari, gli sport invernali sono così, c’è il momento in cui ti ritorna tutto dopo anni e anni di lavoro a testa bassa. E questo lo stanno facendo ed è sempre stato fatto.”