Il torneo più contorto e contro natura che esiste, è il terribile torneo “parrocchiale”, le regole solitamente sono basate sui buoni principi, molto Decoubertiani, l’importante è partecipare, vincere non è importante, devono giocare tutti…etc, etc, poi però si pongono una marea di problemi.
Se una regola è quella che tutti hanno diritto a giocare, allora chi fa le squadre dovrebbe prendersi in equa misura forti e meno forti e schierarli mescolando un pò le formazioni, invece… vediamo che succede.
Solitamente questi tornei vengono organizzati nei paesi, in estate, per la festa del Santo patrono e diventa poi la festa di tutta la comunità, quelle manifestazioni popolari che durano 3 o 4 giorni e di solito culminano con un week end di stand gastronomici, piatti e preparazioni tipiche del luogo, vino a fiumi e la finale del torneo.
Per la cronaca i cuochi volontari restano alticci per l’intera festa, vivono un apnea alcolica lunga 3 o 4 giorni e li riconosci dai visi paonazzi già alle 11 del mattino, veri e propri cimiteri di fiaschi di vino. Partiamo dal contesto, il paese in estate è popolato dai residenti fissi, ripopolato dai villeggianti che affittano casa per rilassarsi e da chi torna al paese per le ferie estive abbandonando per 3 o 4 settimane la città dove si sono trasferiti per lavoro o per amore, tornando a trovare genitori e reincontrare vecchi amici.
Il parroco, che solitamente è molto attivo in questa fase, comincia a stimolare i suoi adepti con settimane di anticipo; quindi, si parte ad organizzare le squadre, i ragazzi del paese cominciano a buttare giù nomi e liste, a contattare i possibili giocatori e una volta fatte le liste si attende solo la settimana della festa.
Vero che la regola è “Si gioca tutti”, ma è anche vero che quelli che fanno le squadre sono i più fissati di solito e quindi ci tengono a vincere, così si innesca quel meccanismo in cui si cercano i più forti e i più scarsini che però vorrebbero giocare…restano fuori. A questo punto il prete li prende tutti nella squadra della parrocchia, l’ultimo posto in classifica è già deciso.
I problemi più grossi nelle partite che verranno disputate saranno il contenere le “imprecazioni”, perché il Don come regola ha messo che chi si appella ai Santi viene espulso senza “se” e senza “ma” … cercare di evitare litigi o scenette poco edificanti, non serve litigare …le mani addosso o le reazioni sono situazioni da non pensare proprio.
Chiaramente la squadra della parrocchia raccatta su una serie di risultati imbarazzanti, i 10 o 12 a zero si sprecano e al portiere viene la sciatica a forza di raccattare palloni nella rete, il Don che chiede di non infierire, non viene preso in considerazione, i gol segnati servono poi nella classifica finale.
Le cose sfuggono di mano nella finale se il torneo è ad eliminazione diretta, perché lì nessuno vuole perdere e tutto il paese fa da cornice all’evento. In quella situazione le regole tendono a sfuggire di mano e il prete è costretto a sorvolare su qualche “maledizione” non troppo clamorosa, nascosta in un’orgia di voci…magari…il problema si palesa quando cominciano i confronti più accesi, perché a quel punto la palma di campione del paese nessuno è disposto a perderla, quindi qualche fallo, qualche spintone e qualche parola di troppo mandano in crisi il Don, che per la finale è direttore di gara.
Portata a termine la partita tra istinti e imprecazioni repressi, finalmente si giunge al momento più bello.
Durante la festa mentre tutto il paese mangia, beve e balla, si ferma tutto per la premiazione. Ai primi, cena pagata per tutta la squadra, per i secondi bere pagato per tutti i giocatori durante la cena, premio per i più sportivi alla squadra della parrocchia che dopo aver subito 60 goal in sei partite si “cucca” una confezione a testa di dolcetti delle suore del convento vicino.
La parte che riguarda cibo e bevande di solito viene curata dal comitato del paese, oppure dal circoletto, da lì si tirano fuori i cuochi per preparare il tutto (c’è sempre un circolo ricreativo nei paesi), si cucina e si impasta per raccogliere i fondi che poi serviranno ad organizzare la prossima festa…
Ora questa storia ai tempi odierni è un pò “agè” ma quanto era bello quando queste cose succedevano in modo diffuso nelle nostre province?
E come era bello questo intreccio di ruoli della nostra società, tutti partecipi per una buona vita sociale, una coesione identitaria che rinsaldava i rapporti tra le persone e le legava tra loro facendone una comunità viva…
… belle situazioni.
Alla prossima puntata…