…e le strutture che lo ospitavano restano a testimonianza del tempo che fu.
Mi capita a volte di avere un pò di tempo libero a disposizione, di poter godere di qualche ora di libertà, spesso ritorno a vedere i luoghi della città a cui sono legato affettivamente e dove ho trascorso i momenti della mia gioventù che più mi incendiano i ricordi e la nostalgia.
Tra questi luoghi non possono mancare i campi da calcio, proprio questa mattina mi è capitato di trovarmi in una zona della città in cui ricordavo esserci un campo a me molto caro, era un piccolo impianto nato di fianco ad una chiesa e, quando ero ragazzino, ospitava partite dei campionati “pulcini” ed “esordienti”.
Mi sono diretto verso il luogo dove ricordavo fosse situato ed una volta giunto sul posto, con mio profondo rammarico e tanta tristezza, mi sono trovato davanti ad uno spettacolo davvero desolante, le due porte ancora sono presenti ma vengono coperte in parte da erbacce e macchinari da cantiere edile, tutto abbandonato e arrugginito, le reti delle porte sfilacciate e strappate penzolano smosse da un filo di vento.
Appoggiato a quella ringhiera mi si sono riaperti i cassetti della memoria, di quando per la prima volta bambino di dieci anni entrai in quel campo per partecipare ad un torneo, di quando incontrai Alessandro e Gianluca con i quali avrei poi condiviso squadra e spogliatoio per i tre anni che sarebbero seguiti e poi ancora, anni dopo, ci ritrovammo a giocare in categoria assieme. Ancora oggi, quando ci incontriamo, succede di ricordare quei momenti.
Mentre pensavo a tutto ciò, il mio ragionamento si è spinto più avanti e ricordando di aver visto poco tempo prima un altro campo abbandonato, ho cominciato a pensare al perché questi luoghi vengono abbandonati e disabitati.
Anni addietro ogni quartiere aveva una sua squadra e i bimbi si avvicinavano al calcio passando per queste esperienze, non si pagava per giocare, bastava essere bravini e comunque anche i meno forti trovavano spazio…quanto era bella la frase “Ragazzi, si gioca tutti”.
Poi i tempi sono cambiati e con essi il calcio, purtroppo anche quello giovanile, le scuole calcio sono diventate di moda, per giocare a 8 o 9 anni ora si paga 300/400 euro, tanti bambini hanno dovuto rinunciare perché non sempre le famiglie sono disposte pagare.
L’ approccio passionale e dilettantistico, quella cosa che succedeva un tempo, non esiste più.
Gli allenatori e i dirigenti che si sbattevano gratuitamente per il bene comune dei bambini sono venuti meno e quindi sono venuti a mancare anche i bambini che vogliono “giocare”; ora le scuole calcio sono selettive e dimezzano il numero dei possibili praticanti, perdendo per strada possibili talenti.
Pensate se Maradona fosse nato in Italia, oggi non avrebbe mai giocato a calcio, perché proveniente da una famiglia povera e nessuno lo avrebbe mai visto giocare.
Con il crollo numerico dei partecipanti anche il numero di squadre è andato diminuendo, alcune sono sparite o sono state assorbite da altre società e così molti campi sono andati in disuso.
Quanti visi mi sono riapparsi stamattina a bordo di quel campo, dirigenti, compagni, genitori, avversari…quante emozioni sono affiorate e quanto dispiacere nel capire che quel modo così spontaneo e naturale di “giocare al pallone” dei bimbi non può più esistere, la vanità degli adulti di voler insegnare loro come si fa pressing o come si chiude sulle diagonali già a nove anni si è mangiata il gioco.
Chi può pagare gioca, agli altri resta il nulla e i campi abbandonati.