(Fonte foto: allenatoremedio.com)
“Nulla al mondo è più pericoloso che un’ignoranza sincera ed una stupidità coscienziosa” affermava Martin Luther King, frase che calza a pennello con quanto accaduto lo scorso 5 maggio a Roma, quando si sono affrontate Roma e Leicester nella semifinale di ritorno di Conference League. D’altronde si sa, più grandiose sono le feste, più esse sono divertenti e più aumentano le probabilità che un imbecille di turno possa rovinarla e che qualcuno possa farsi male. Purtroppo la sicurezza è un concetto che, specie in Italia, nostro malgrado, saremo eternamente costretti ad inseguire. Possiamo cercare di limitare i rischi in determinate situazioni, ma contro la stupidità c’è poco da fare.
In Roma – Leicester c’era il pubblico delle grandi occasioni. Dalla televisione poteva sembrare una bellissima festa di tifo, anche perché quest’anno, dopo un anno e mezzo di stadi vuoti per le misure anti Covid19, rivedere il tutto esaurito riconcilia con il calcio. In particolare la Roma, per via anche dell’effetto Mourinho, è riuscita a ripopolare lo stadio in ogni settore e questo è avvenuto anche in gare di campionato contro le cosiddette medio-piccole.
Per capire cosa è successo durante la finale abbiamo deciso di contattare alcuni tifosi giallorossi, che resteranno naturalmente anonimi, che hanno vissuto a modo loro la propria giornata a Roma, raccontadoci sia pre-gara che il durante.
“Mio malgrado non posso seguire la Roma per tutta la stagione, ma questa volta avevo deciso di esserci” dice il primo tifoso che racconta la sua storia. “Assieme ad un amico avevo deciso di andare a vedere la semifinale di ritorno, vivendo il calvario della corsa al biglietto. Ho sguinzagliato i miei contatti capitolini per prendere i biglietti nonostante la grande domanda sul portale. La vendita online è oggettivamente meno problematica di quella fisica al botteghino, poiché non c’è la fatica dello stare in piedi per ore, ma c’è ansia maggiore perché si ha sempre la sensazione che qualcosa da un momento all’altro possa andare storto: un blackout casalingo o un buco di rete potrebbero ricatapultarti all’ultimo posto della fila composta da decine di migliaia di persone in coda. E purtroppo è successo proprio questo. Dopo una fila interminabile, uno dei miei contatti, giunto al momento del pagamento, è stato buttato fuori dal sistema d’acquisto ed è stato costretto a ricominciare da capo. Ormai avevo perso le speranze, quando all’ultimo il mio compagno di viaggio è riuscito a prendere i biglietti in extremis.” Una volta presi i tagliandi il tifoso racconta la sua giornata: “Vivere l’esperienza del prepartita nella capitale è stato magico. Da ora di pranzo siamo stati in zona stadio. Abbiamo mangiato e bevuto, eravamo alticci, ma felici. Vedere tanta gente in giro che piano piano coloravano Roma di giallorosso è stato bellissimo. L’aria e l’atmosfera erano magiche. È stata una serata fantastica. Abraham ha segnato sotto la curva dove eravamo noi. Ma probabilmente il ricordo più bello, oltre ovviamente al passaggio in finale, è stato vivere il clima prepartita nella capitale. Infine la vera sorpresa è stata quando nei pressi dello stadio ho riconosciuto il figlio di Totti dentro un’auto. Ci siamo avvicinati e alla guida c’era proprio lui, Francesco Totti, che al mio amico che era pronto a scattare una foto ha detto <<Sbrigati però ché se no arrivano tutti!>>”
Dalla premessa di questo articolo però le cose non sono andate in maniera grandiosa per tutte. Abbiamo raggiunto una tifosa che ci ha sottolineato alcune criticità della situazione interna allo stadio che sono state a dir poco spiacevoli. “Nel mio settore purtroppo alcuni tifosi tiravano continuamente birra in aria. Ho visto tifosi romanisti azzuffarsi senza l’intervento di nessuno. C’erano le persone che si erano appostate sulle scale ed era difficilissimo muoversi in caso di necessità e poi dove ero io mancavano gli steward. È stata un’esperienza pessima e non sono riuscita a godermi la partita.”
Anche il terzo tifoso ci ha raccontato la sua esperienza negativa vissuta durante la gara. “L’assenza di un congruo numero di steward è una cosa che purtroppo all’Olimpico nell’ultimo periodo si è vista troppo spesso. Della partita non sono riuscito a vedere granché. Allo stadio sono state due ore da incubo fra spintoni, bandiere, lanci di bottigliette, odore di hashish e, dulcis in fundo, lo show finale che mi ha spedito al Pronto Soccorso. È successo che ho preso una testata sulla tempia da un tifoso giallorosso il quale, preso dall’entusiasmo, assieme ad altri tre ha deciso di saltare in testa a chi stava sotto, e purtroppo io ero lì. Sono caduto a terra e nessuno che mi abbia aiutato in quel momento, in cui ho avuto la vista annebbiata. Quella che ai più, in televisione, è parsa una meravigliosa e miracolosa serata, per me è stata una delle più sgradevoli della mia vita.” Dunque come detto è stata una festa rovinata dal comportamento incivile di alcuni tifosi. Se vogliamo davvero riportare la gente allo stadio, situazioni del genere andrebbero limitate. La speranza ovviamente è che la finale di stasera si svolga in sicurezza, nonostante, come il direttore editoriale Pennisi ha sottolineato, designare l’Arena Kombëtare di Tirana come sede della finale di Conference League è stata una scelta scellerata che speriamo non porti a conseguenze peggiori.